Luigi Pennelli, il 24enne barese arrestato lo scorso ottobre con l’accusa di terrorismo internazionale e di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, è stato sottoposto ad una perizia psichiatrica per valutare le sue capacità di intendere e volere. I periti Roberto Catanesi e Gabriele Mandarelli, della sezione di Criminologia e Psichiatria forense del Policlinico, nominati dalla giudice per l’udienza preliminare Susanna De Felice, hanno verificato i suoi stati psicologici.
Secondo quanto è emerso il 24enne è stato emarginato e bullizzato fin da piccolo. Chiuso nella sua camera avrebbe così scelto la “fuga dal mondo determinata dalla cattiveria delle persone e accompagnata da sentimenti di rivendicazione, ingiustizia, risentimento e rabbia dando inizio ad un viaggio psicologico che a un certo punto ha trovato approdo nella radicalizzazione”, si legge nella relazione. Pennelli ha agito “in piena consapevolezza della antisocialità dei suoi comportamenti, ispirati alla destra radicale dei suprematisti. Una ideologia che ha il suo fondamento nella concezione di una gerarchia delle razze con i bianchi in cima, nella eterosessualità come unica sessualità e paragonando i componenti della comunità Lgbt a tossici e alcolisti che necessitano aiuto terapeutico, nell’antifemminismo e nell’idea di Hitler come un salvatore, negando l’esistenza dell’olocausto”.
Originario di Acquaviva, ma residente a Sammichele, Pennelli avrebbe cercato di fondare l’organizzazione terroristica statunitense “The Base” in Italia. L’indagine è nata dopo una segnalazione alla Digos di Bari a seguito di un monitoraggio sul web svolto dall’Aisi su ambienti suprematisti di estrema destra. Il 24enne è emerso che diffondeva materiale propagandistico antisemita e di matrice nazionalsocialista e avrebbe diffuso in un video delle minacce rivolte alla sanatrice Liliana Segre. Durante il primo interrogatorio affermò di non essersi reso conto della pericolosità dei gruppi e dei siti frequentati, ribadendo la volontà di non passare mai dalle parole ai fatti, nonostante a casa sua furono trovati una carabina ad aria compressa, 2 balestre, degli archi con le frecce e delle mazze da baseball con i simboli neonazisti.
Per gli esperti Pennelli “sentitosi sempre reietto, allontanato, rifiutato dal gruppo, ha finito per aderire ad un credo che consentiva di collocare proprio lui, uno degli ultimi, in cima alla piramide sociale per il solo fatto di appartenere alla razza bianca; un vero e proprio ribaltamento di posizione, così come ribaltamento di posizione può essere definito quello che lo ha condotto da essere vittima a diventare potenziale persecutore, da oggetto di scherno e delle aggressioni altrui a chi si sente legittimato, in forza del suo credo e della sua appartenenza, non solo a collocare se stesso in alto e gli altri in una posizione subordinata, ma anche a renderli potenzialmente oggetto di violenza se fuori del proprio sistema di idee e di valori”. I suoi convincimenti ideologici “non hanno matrice psicotica”, le “sue scelte derivano da un radicamento di convinzioni” ed è quindi ritenuta “l’infondatezza di ogni ipotesi di un vizio di mente”. Ora il 24enne, a processo con rito abbreviato, dovrà difendersi perché capace di intendere e volere, nonostante il disturbo della sua personalità. Ieri in aula ha ribadito la volontà di non passare mai dalle parole ai fatti.