Luigi Antonio Pennelli, il 24enne di Sammichele di Bari condannato nel novembre scorso a 5 anni di reclusione perché ritenuto appartenente all’organizzazione terroristica e suprematista bianca statunitense ‘The Base’, “incarna il profilo tipico dei seguaci del movimento suprematista”, di cui condivide “obiettivi, metodi, valori” e di cui si pone come “esempio per sodali e followers”. A scriverlo è la gup di Bari Susanna De Felice nelle motivazioni della sentenza con cui Pennelli è stato condannato con rito abbreviato. I reati a lui contestati sono arruolamento con finalità di terrorismo internazionale e propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Su Telegram aveva condiviso video in cui erano contenute minacce di morte nei confronti della senatrice Liliana Segre, e altri in cui diceva di voler «passare all’azione». Il 24enne, sui social, condivideva materiale propagandistico antisemita e di matrice nazionalsocialista. Pennelli, scrive ancora la giudice, «si è mostrato consapevole di muoversi in realtà attualmente operative su scala mondiale e ha portato avanti un personale percorso di implementazione delle proprie conoscenze e disponibilità (illecita) di armi, al fine di integrare il proprio arsenale, attingendo ai gruppi Telegram» delle associazioni suprematiste.
Inoltre, “ha garantito la realizzazione di una parte importante del programma sociale del sodalizio quantomeno relativamente alla diffusione in Italia (sul web, soprattutto), dei valori e degli schemi» del suprematismo bianco, «divenendo l’unico referente dell’organizzazione ‘The Base’ che è in grado di operare in Italia”. Il 24enne, scrive ancora la gup, “non ha mostrato alcuna resipiscenza, ha ribadito in più occasioni di non essere ‘radicalizzato’ e di non voler ‘deradicalizzarsi’, difendendo la propria ideologia suprematista”. Pennelli è attualmente detenuto nel carcere di Melfi (Potenza).