L’Albania è in continua trasformazione, te ne accorgi subito e non importa se è la tua prima volta al di là dell’Adriatico. Il cambiamento è sotto gli occhi mentre percorri i 17 chilometri che separano l’aeroporto internazionale di Tirana dal centro della capitale. Grattacieli in costruzione, piazze e parchi con il wi-fi, bus datati o quelli full electric come i taxi con la livrea bianca stracolmi di persone. Molti sono giovani nativi digitali desiderosi di sfondare nel loro paese, col sogno di farcela partendo da zero.
Per strada incroci decine di macchine di grossa cilindrata. Le immagini nemmeno tanto lontane della nave Vlora col suo carico di disperati in fuga sembrano lontane anni luce. In 20 anni il paese delle Aquile è cresciuto, rendendo più evidenti le sue enormi contraddizioni. Nel grosso parcheggio interrato della centralissima piazza Skandemberg lo sborone sgasa con la sua super car da 150mila euro, mentre in superficie un uomo in difficoltà rischia di morire su una panchina. Sul posto arrivano i soccorritori, che lo trasportato al più vicino ospedale in ambulanza.
Nel mercato nuovo, non molto distante c’è molta tensione. La gente è poca, in tanti hanno deciso di non aprire, non ne vale la pena. Da un lato lo sfarzo ostentato in tutti i modi; dall’altro più della metà della popolazione non arriva a fine mese con uno stipendio medio di 400 euro. Non ce la fa nonostante il costo della vita sia quasi dimezzato rispetto alla Puglia. Carburante, sigarette, gas, elettricità, il pranzo al ristorante, il caffè, la spesa, costa tutto meno, persino le cure odontoiatriche e gli impianti valgono un terzo rispetto a un qualsiasi preventivo fatto da un dentista italiano. Un risparmio così significativo da convincere un numero crescente di pazienti a prendere un aereo e volare a Tirana per qualche giorno. Si chiama turismo dentale.
Un anziano arriva tutto trafelato al mercato, è andato a raccogliere il the sulle montagne. Ha riempito il borsone e prova a piazzarlo ai commercianti. Dopo un’ora non ne ha venduto neppure un grammo. Il covid ha picchiato duro anche sull’altra sponda dell’Adriatico, seppure la stragrande maggioranza degli albanesi non indossa la mascherina, tanto all’aperto quanto nei luoghi chiusi dove sarebbe obbligatoria. L’evoluzione è ovunque: monopattini, auto elettriche e locali molto appariscenti e frequentati.
Con 25/30 euro a persona in un buon ristorante mangi pesce fino a stare male. Per l’Albania questo è il momento del boom economico, quello vissuto in Italia negli anni ’60. Soldi, tanti soldi: finanziamenti pubblici, frutto anche di accordi internazionali, ma anche fiumi di denaro di dubbia provenienza. Per strada hai la percezione di essere al sicuro, la Polizia di Stato e Municipale sta dappertutto.
Un bassissimo tasso di crimini particolarmente diffusi in Italia come furti, rapine. Per le strade non c’è prostituzione e spaccio. L’Albania, terra di grandi traffici, non è un’isola felice, ma la sua trasformazione è evidente. Cambia giorno dopo giorno. L’ultima volta ci sono stato 7 anni fa, alcune zone stento a riconoscerle. Tra qualche anno si potrà dire a quale prezzo è diventata ciò che inizia a essere. Ciò che non cambia è il legame più che fraterno tra albanesi e italiani, ma pugliesi e baresi.