È stata eseguita la perizia sull’incidente avvenuto lo scorso 17 gennaio sulla sp96 all’altezza di Tolve, in provincia di Potenza, seguito dai patrocinatori prof. Fabrizio Pompilio e l’avv. Anna Giannini, che ha visto coinvolto un tir che, dopo aver affrontato un tornante a sinistra, si è rovesciato con 300mila litri di olio prima di sconfinare anche oltre la rete stradale.
“A seguito del sinistro in trattazione il veicolo ha subito danni ingenti che ne rendono tecnicamente impossibile, nonché teoricamente sconveniente da un punto di vista economico, la riduzione in pristino stato – si legge nella perizia -. I danni patiti dal rimorchio hanno provocato altresì la perdita totale del carico trasportato, con ulteriore aggravio di danno opportunamente documentato. È ragionevole supporre, a giudicare dai particolari ancora ispezionabili, che lo stato di manutenzione antesinistro fosse buono. Di certo lo erano gli pneumatici, dotati di strato battistrada ampiamente oltre lo spessore minimo consentito dalla normativa in vigore al momento del sinistro. Non si individua, per quanto valutabile, alcun presupposto per attribuire una concorsualità nella causazione del sinistro alle caratteristiche del mezzo o alle sue condizioni di marcia. I danni patiti riguardano la pressoché totalità della cabina e delle sue pertinenze, la sospensione anteriore sinistra, quella posteriore destra, con danni meccanici allo stato non valutabili ma pressoché certi a carico del gruppo propulsore”.
“Al trattore era agganciato un rimorchio costruito nel 2017, con tre assi posteriori e contenitore isotermico per trasporto di liquidi, che al momento dell’incidente conteneva olio di oliva, nella quantità documentata di Kg. 27.880, suddivisi fra i due compartimenti di 21.500 e 14.500 litri di capacità – continua il perito -. Il danno è sostanzialmente totale, in quanto la cisterna e i suoi accessori sono completamente distrutti ed è altamente probabile la compromissione del telaio portante e degli organi di sospensione. La porzione interessata della SP96 è situata a pochi chilometri dall’abitato di Tolve (PZ) ed è caratterizzata da una serie di curve a raggio assai ridotto, delle quali l’ultima, quella dove si registrò l’accaduto, priva di segnalazione di qualsiasi genere. La sede stradale, appena prima del punto in cui avvenne il rovesciamento, è larga metri 6,60, che sarebbero appena sufficienti al transito di due veicoli in senso di marcia opposto, laddove questi siano delle fattezze di quello oggetto di analisi, se si trattasse di un rettilineo; tuttavia, trattandosi di un tornante, una simile larghezza si rivela sostanzialmente insufficiente ad un transito esente da problemi e difficoltà. Il manto asfaltato si presenta in mediocre stato di conservazione generale, e nella porzione esterna della curva presenta fratture piuttosto estese, di non recente formazione. Oltre allo strato superficiale bitumato, l’ispezione ha consentito di evidenziare anomalie ben più rilevanti sotto il profilo della capacità di concorrere alla causazione del sinistro”.
“In particolar modo in corrispondenza della curva in questione, la sede viabile presenta evidenti segni di smottamento, dovuto alla cedevolezza del sottosuolo, costituito prevalentemente di terra limosa scura. Tale fenomeno è accentuato ed accelerato dai fenomeni atmosferici che, impregnando il terreno, ne facilitano il deflusso e l’impoverimento di lungo periodo, nonostante la presenza di un muro di cinta, e indeboliscono la consistenza strutturale degli strati al di sotto del manto asfaltato – si legge ancora -. A causa del fenomeno sopra descritto, al sopralluogo la strada presentava un evidente avvallamento in corrispondenza della parte più esterna della curva. L’osservazione è resa agevole ponendosi al livello strada, ovvero ad altezza d’uomo, in modo da poterne meglio apprezzare il profilo, mentre è resa difficoltosa, per questioni di prospettiva, al crescere della distanza dal suolo, così come accade a chi si trovi alla guida di un trattore stradale o di un autobus. Nelle predette condizioni, l’alterata planarità stradale di cui dicesi risulta bene osservabile sia provenendo dalla stessa direzione di marcia tenuta dal veicolo danneggiato nel sinistro, sia dalla direzione opposta”.
“L’esame del terreno adiacente la curva, situato ad una quota inferiore di alcuni metri rispetto alla sede carrabile della SP96, ovvero quello in cui il trattore e la cisterna terminarono la corsa dopo lo sconfinamento, ha consentito di constatare la presenza di fratture lungo il muro di cinta, la cui larghezza, misurata ad altezza d’uomo, è pari ad 8 cm, e tende ad ampliarsi procedendo verso l’alto. Tali fissurazioni, anche in virtù della vistosa ampiezza delle intercapedini venutesi a creare, non sono di nuova formazione ma sono già bene evidenti, in quanto frutto di un processo tanto lento quanto ormai avanzato – conclude il perito -. In primo luogo è utile appurare che la velocità di marcia tenuta in occasione del sinistro, così come incontestabilmente documentato per mezzo del supporto cartaceo estratto dal cronotachigrafo installato a bordo veicolo, era contenuta entro i limiti consentiti dalla strada in esame. E’ inoltre evidente che la curva sopra meglio individuata ha raggio stretto, e la strada è larga 6,60 metri. Vista tale esigua ampiezza, era assolutamente inevitabile per un complesso veicolare di lunghezza imponente come quello coinvolto nel sinistro, la cui lunghezza complessiva è pari a circa 14 metri, affrontare quel tratto di strada senza allargare la traiettoria verso sinistra ed occupare la porzione esterna alla curva, vale a dire quella che presenta il difetto di planarità cui si è fatto riferimento nei paragrafi precedenti. Fra l’altro in tale contesto, non poca rilevanza assume il fatto che in occasione del sinistro, il veicolo viaggiava pressoché a pieno carico, sia pure in condizioni in tal senso regolari. Vi sono ragioni concrete e fondate per ritenere che l’insieme delle condizioni sopra descritte abbia creato i presupposti per cui la cisterna, nel momento in cui lasciava il tratto di strada planare e regolare per immettersi nella zona compromessa verso il lato esterno della curva, complice il baricentro relativamente alto, abbia superato il punto di equilibrio statico a causa del rollio indotto dalla deformazione stradale e si sia rovesciata sul suo fianco destro; lo scarrocciamento che ne derivò fece in modo che detta cisterna abbattesse il muretto erto al bordo della carreggiata e sconfinasse nel terreno adiacente, con dislivello di svariati metri, provocandosi in entrambe le fasi (rovesciamento e caduta) i danni che si osservano nelle foto allegate. Pertanto si conclude che, essendo il rovesciamento della cisterna integralmente attribuibile al falsopiano creatosi a causa dello smottamento, ed essendo tale alterazione sostanzialmente irrilevabile se non ponendosi ad altezza d’uomo rispetto al piano di calpestio, ovvero ad una inferiore, nulla avrebbe potuto il conducente del complesso veicolare per evitare il verificarsi del sinistro. Sicché si ritiene che la responsabilità dell’accaduto, atteso allo stato attuale delle cose non si rilevano nel comportamento di guida del conducente, nelle condizioni di marcia e nello stato d’uso e manutenzione del mezzo elementi attivamente concorrenti alla causazione dell’incidente, sia interamente ascrivibile all’ente preposto alla manutenzione del tratto di strada interessato, per non aver posto rimedio all’alterazione geometrica della stessa o, in mancanza dei presupposti, per non aver adeguatamente segnalato il pericolo”.