C’è l’intercettazione di un dialogo che ha sconcertato gli investigatori nei verbali delle indagini sul tonno adulterato che stamani ha portato il Nas di Bari ad eseguire 18 misure cautelari a carico di altrettanti indagati tra la Puglia e la Campania: 5 persone finiscono in carcere, altre 6 ai domiciliari, per 5 disposto il divieto di dimora e per 2 l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza. Le misure sono state eseguite dopo che – ha spiegato il procuratore di Trani, Renato Nitti – “nella prima fase di indagine alcuni degli intossicati sono finiti in rianimazione o in terapia intensiva”. Il dialogo – secondo l’accusa – dimostra la consapevolezza degli indagati sui reati compiuti.
Sotto accusa imprenditori e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie (provincia di Barletta-Andria-Trani), ma anche una società di consulenza sulla sicurezza alimentare ed un laboratorio privato di Avellino, che effettuava le analisi sul prodotto alimentare. L’intercettazione è del settembre 2021 e ad essere captata è la voce di una dipendente della società di certificazione coinvolta che dice ‘Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo”. Secondo il procuratore, lo stralcio della conversazione dimostra che tra i dipendenti del laboratorio di analisi “vi è la volontà di scremare i dati o di ometterli”, per “massimizzare il volume di affari viste le centinaia di chili di prodotto adulterato commercializzato in tutta Italia”.
Le sostanze vietate usate per “rendere più appetibile il prodotto” erano nitriti e nitrati. Secondo quanto emerso, il tonno pinna gialla (Thunnus Albacares, da cui prende il nome l’operazione), prima della sua immissione in commercio, veniva decongelato e adulterato con sostanze non consentite, per esaltarne l’aspetto e il colore “ma rendendolo, di fatto, nocivo per la salute dei consumatori”.