Si chiamava Oriel Skura e la sua famiglia di origini albanesi, da anni residente a Noicattaro, si era recata a Borgo Segezia nel Foggiano per festeggiare il Natale con alcuni parenti. Il piccolo, dopo pranzo, era salito già in auto quando è sceso dalla vettura per salutare ancora una volta il cuginetto. Poi la tragedia. Oriel viene investito da un’automobile sul ciglio della strada statale 90 e viene sbalzato a diversi metri di distanza. La corsa inutile al Policlinico di Foggia, il piccolo di 8 anni muore poco dopo. I suoi genitori ora chiedono giustizia.
“Non stava giocando a pallone in strada, si trovava sul ciglio della carreggiata assieme a noi e ai nostri parenti: com’è possibile che chi lo ha travolto non l’abbia visto né abbia frenato, alle tre del pomeriggio e in punto dove non si dovrebbero superare i 50 chilometri all’ora? Ha spento per sempre la luce della nostra vita – spiegano -. Oriel era il sole della nostra casa e della nostra famiglia, aveva un’energia positiva con tutti, abbracciava qualsiasi persona lo trattasse con affetto e amore. Era un bambino molto felice e sempre sorridente, gli piaceva fare festa, ballare, cantare, godeva di ogni attimo della sua vita. Ha lasciato un bel ricordo di sé in qualsiasi posto che ha frequentato, fuori casa aveva la maturità di un adulto. Ogni giorno in cui andiamo al cimitero, davanti alla sua tomba troviamo sempre persone che gli rendono visita e omaggio, i suoi amici, i suoi compagni di classe e di scuola e i loro genitori”.
Alla guida dell’auto c’era una donna, indagata ora per omicidio stradale. Ci sarebbe un video di una telecamera installata nei pressi della tragedia che è stato già posto sotto sequestro e acquisito dalla Polizia Stradale di San Severo. “Ci sono ben evidenti i danni riportati dalla vettura – è scritto in una nota della società legale Studio3A-Valore S.p.A – tutti concentrati sul lato anteriore destro. E peraltro ingenti, il cofano è tutto accartocciato, segno che difficilmente la automobilista, che non ha lasciato alcun segno di frenata sull’asfalto, rispettava il limite di velocità di 50 km/h prescritto in quel tratto, al punto che la macchina è pure rimasta in panne. E i familiari del piccolo dubitano anche che la conducente si sia fermata solo perché impossibilitata a continuare la marcia, essendosi dimostrata quasi seccata nei loro confronti: ‘tanto il bambino non si è fatto niente’ avrebbe asserito”.