“C’è un nuovo elemento che potrebbe cambiare la storia di come i miei figli sono morti. Le indagini vanno riaperte. Non ho mai creduto che fossero andati lì per gioco”. Queste sono le parole pronunciate tempo fa da Rosa Carlucci, la mamma di Ciccio e Tore, i due fratelli di cui si persero le tracce a Gravina il 5 giugno 2006. I loro corpi furono ritrovati il 25 febbraio 2008 in una cisterna della “Casa delle cento stanze”, un rudere del centro storico.
Rosa non si è arresa e questa mattina, assistita dal suo legale, si è presentata in Procura per chiedere che si riprenda il fascicolo archiviato, depositando un’istanza per la riapertura delle indagini che si basa su tre punti essenziali. “La prima riguarda il momento della caduta nella cisterna, che noi riconduciamo alle 23.30 di quella notte sulla base di alcuni approfondimenti svolti a partire dall’autopsia. La seconda riguarda la molteplicità di omissioni e contraddizioni da parte di diverse persone, sentite in un primo momento a sommarie informazioni nell’ambito del processo penale, poi archiviato, e poi nel processo civile; la terza è la presenza di un farmaco, l’ansiolitico Midazolam, all’interno della cisterna in prossimità dei cadaveri. Questo farmaco può essere ricondotto a un contesto vicino alla famiglia dei bambini”, le parole del legale.
“I miei figli da soli non sarebbero andati in quel posto sapendo le loro abitudini sono stati indotti. Mi auguro che finalmente la procura faccia luce e non lasci niente di intentato”, le parole di mamma Rosa che ha rivolto anche un appello al ministro Nordio: “Ho molta fiducia in lui, metta mano al fascicolo”.