A Turi non si placano le polemiche per le condizioni dei lavoratori impegnati nella raccolta delle ciliegie. Dopo l’allarme lanciato da Flai Cgil Bari, è arrivata la replica del sindaco Resta che ha puntato il dito contro i sindacati. “Cosa dicono del numero in più dei lavoratori? Cosa propongono, tenendo conto che nessuno è escluso dall’utilizzo dei servizi? I sindacati hanno letto i contratti di lavoro dove è previsto vitto e alloggio da parte delle aziende? Hanno controllato quanti lavorano in nero? I sindacati per i lavoratori senza permesso di soggiorno cosa propongono? Gli immigrati che sono giunti a Turi si sono dimostrati corretti e rispettosi delle regole, le Forze dell’Ordine, tuttavia, controllano costantemente il territorio. Le responsabilità non possono essere solo in capo al Comune di Turi. Non basta trovare le criticità in un allestimento certamente precario, dove le responsabilità di gestione sono tante”.
Per capire effettivamente quali siano le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti che in questo periodo invadono Turi, siamo andati nel campo allestito in città per la loro ospitalità. Il primo impatto è stato con un furgone da cui sono scesi almeno 12 braccianti riaccompagnati nella struttura dal campo.
Un viaggio ad alto rischio perché costretti a stare in piedi senza una finestra con la speranza di non morire, come già successo in passato a Foggia e Palazzo San Gervasio. Un campo allestito per 120 persone, poi 150 con l’eliminazione delle tende Covid e infine 180 per cercare di dare riparo a quanti braccianti più possibili.
Dormono in tende da quattro posti su assi di legno e qualche coperta, le zone d’ombra se le sono costruite da soli con l’aiuto della cooperativa che anche quest’anno gestisce la struttura, con grande fatica e dedizione.
Non è stato facile trovare i container necessari per mettere in piedi l’accoglienza, container fatti pagare 1000 euro al giorno d’affitto. Il vero problema, sono i quasi 400 migranti che non trovano posto all’interno del campo, vivono nelle tende, in macchina o per strada in condizioni identiche a quelle documentate gli scorsi anni.
Solo per il senso d’umanità della cooperativa che la gestisce, la struttura è stata rimodulata per consentire a tutti i 547 braccianti arrivati a Turi per la raccolta delle ciliegie (numero approssimativo che include anche numerosi irregolari) di poter andare in bagno e farsi una doccia, evitando così come in passato scene vergognose nelle fontane pubbliche o al cimitero.
Nessun presidio di sicurezza e tantomeno medico e una difficoltosa raccolta di rifiuti. La convivenza con i turesi è ad altissima tensione. L’ultima sera della sagra delle ciliegie si sono vissuti attimi di panico perché diversi braccianti erano ubriachi e si sono presi a bottigliate. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri che hanno dovuto accertare fatti analoghi all’esterno di una vicina pizzeria. Il clima è teso, le condizioni di lavoro niente affatto corrispondenti a quelle previste dal contratto di lavoro rendono tutto più complicato.
Dieci ore al giorno, pagate ai più fortunati 8,50, seppur la paga oraria media è di circa 5 euro, ma alla fine della stagione ciò che manca sono soprattutto i contributi. Spesso le giornate non dichiarate finiscono per agevolare persone vicine agli imprenditori che sfruttano i braccianti. Nel video sentirete alcune testimonianze che, al netto delle sterili polemiche e delle prese di posizione, denotano un’assenza dello Stato e sottolineano ancora una volta le condizioni spesso disumane di tanti uomini e ragazzi che vengono a Turi per raccogliere le ciliegie.