La Commissione d’accesso nominata dal Viminale è chiamata a valutare il possibile scioglimento del Comune di Bari per infiltrazione mafiosa. Sono giorni roventi in città, non si parla di altro. Un caso che è diventato anche di dominio nazionale. Ben 7 anni fa il Comune di Valenzano fu sciolto per infiltrazione mafiosa. Il Sindaco era Antonio Lomoro e lo abbiamo intervistato. “Ho subito un attacco violento da parte dell’ex deputato Ginefra – esordisce -. In molti hanno avuto da ridire, tra cui anche Decaro. Queste persone predicano bene ma razzolano male. Invece di concentrarsi a scovare i mafiosi, sembra che la lotta è verso il governo centrale”.
La notte tra il 16 e il 17 agosto di 7 anni fa, intorno all’una di notte, fu fatta volare una mongolfiera con la scritta “Famiglia Buscemi. Viva San Michele viva San Rocco”. “Ero ignaro del lancio di questa mongolfiera, non risultava da nessuna parte, neppure sui manifesti del comitato. Non esisteva, nel programma c’erano tante iniziative, ma non quella. – racconta Lomoro -. Al termine della festa, sono tornata a casa, come se niente fosse, eravamo all’oscuro di questa mongolfiera. Il giorno dopo, mentre eravamo in processione, il presidente del Comitato è stato convocato urgentemente nella stazione dei Carabinieri. Non avevamo compreso subito, poi ho scoperto di essere su tutti i giornali. In poche ore Ginefra aveva chiesto l’intervento del presidente Antimafia, all’epoca Rosy Bindi, e subito ci sono state diverse comunicazioni al prefetto di Bari e alla stazione dei Carabinieri di Valenzano. La Dda ha aperto poi un fascicolo, anche se io non sono mai stato convocato e ascoltato da nessuno. Mi chiedo più volte ancora come sia stato possibile sciogliere il Comune di Valenzano”.
Questa è la dichiarazione fatta da Decaro in quell’occasione. “Bene ha fatto il deputato Ginefra ad accendere i riflettori su quella che sembra essere una brutta storia, una di quelle che purtroppo, ciclicamente, si ripetono, e vedono le famiglie legate alla criminalità organizzata locale sfruttare anche occasioni di festa e di sentimento religioso per affermare, indirettamente, la propria presenza sul territorio. Tocca a noi, esponenti delle istituzioni laiche e religiose e comuni cittadini, tenere alta l’attenzione su tutti gli episodi, anche apparentemente marginali, che consentono a questi personaggi di fare sfoggio di potere grazie all’impiego del denaro o l’utilizzo di canali privilegiati. Quello che i malavitosi fingono di non sapere è che nella nostra terra non è più tempo di inchini durante le processioni, e che, come è accaduto a Bari durante la festa di San Nicola, la comunità ecclesiale è al fianco degli enti locali che combattono il potere criminale in tutte le sue espressioni, anche quelle apparentemente innocue o folkloristiche. Non dimentico che tutti i parroci della città di Bari mi sono stati accanto quando ho denunciato le pressioni della malavita a danno degli ambulanti in regola, né che l’arcivescovo è intervenuto pubblicamente in quell’occasione a sostengo della città e di tutti i cittadini per bene. Solo facendo fronte compatto saremo in grado di vincere la battaglia più importante di tutte: quella per affermare il potere dello Stato e le regole della legalità in tutti i contesti della nostra vita quotidiana”.
Parole che tornano di forte attualità, considerando già quello che è stato scoperto nella maxi inchiesta che ha travolto la città di Bari. “Hanno dimenticato le affermazioni fatte in quel momento, si sono divertiti – aggiunge Lomoro -. Oggi stanno facendo delle contestazioni contrarie a quello che dovrebbe essere l’iter amministrativo. Come mai Decaro si sta scagliando contro il Governo? Contro la nomina della commissione d’accesso? Io accolsi tutti benevolmente e mi misi a disposizione. Non servono gli arresti per sciogliere un Comune per infiltrazione mafiosa. Vengono controllati tutti gli atti, le procedure di gara, gli affidamenti diretti, le assunzioni. Nel caso di Bari anche nelle municipalizzate”.
Lomoro cercò di difendere la sua amministrazione, ricorrendo al Tar. Il Tar Lazio gli ha dato ragione, ma al Consiglio di Stato è risultato perdente. “Il Sindaco non può non sapere”, la motivazione. “Spero che valga per tutti i Sindaci”, conclude Lomoro. “Quello è stato un attacco politico del Pd, non ho paura a dirlo. Sono le carte che parlano”.