Per circa un mese non abbiamo avuto nessuna notizia di Nicola Bisceglie, l’uomo tracheotomizzato in seguito a un incidente stradale, che vive isolato nelle campagne di Gravina in Puglia. Il nostro appello al direttore generale della Asl di Bari, Antonio Sanguedolce e ad Antonio Dibello, coordinatore del 118 Barese, primario del pronto soccorso dell’ospedale della Murgia e al vertice del dipartimento di emergenza-urgenza della stessa Asl, è caduto nel vuoto. Eravamo stati da Nicola dopo la segnalazione di Francesco Papappicco, medico del 118 e sindacalista, andato più volte nel container dove vive l’uomo per alcune operazioni di routine. Interventi che sottraggono al territorio per lunghi periodi l’ambulanza del 118.
Nicola si è fatto risentire dopo un apparente silenzio. Negli ultimi due giorni gli equipaggi del 118 sono andati da lui 4 volte. E sempre per la stessa ragione. La novità è che adesso Nicola vive anche al buio, con serie possibilità di farsi male, a causa della rottura del gruppo elettrogeno. La pioggia ha reso tutto più complicato; gli operatori e l’ambulanza si sono sporcati di fango. Una catena di guai che potrebbe essere evitata se solo Nicola fosse sottoposto al necessario intervento chirurgico per la rimozione del tessuto di neoformazione flottante, come riportato nel referto. Insomma, se qualcuno sottoponesse Nicola a tutti gli accertamenti e fissasse l’operazione per la “chiusura del buco” nella trachea, di cui pare non abbia più bisogno, l’uomo potrebbe tornare ad avere una vita normale e gli equipaggi del 118 non sarebbero più costretti a correre in campagna lasciando scoperti di volta in volta i territori di Altamura e Gravina. Il paradosso è che la tracheotomia adesso non solo è inutile, ma persino dannosa. Nicola, infatti, ha subito diversi disagi. Senza contare il fatto che all’uomo non gli sono state fornite le cannule di ricambio e l’aspiratore per tracheotomizzati, per cui gli equipaggi del 118 li impiegano continuamente i kit di aspirazione (sondini e sacche monouso), andando in affanno nel caso di reali emergenze-urgenze. Insomma, la storia di Nicola Bisceglie è l’emblema di quanto si possa complicare inutilmente la vita di un’intera comunità non risolvendo i problemi di saluti di un solo individuo. Speriamo di non vedere ancora una volta il nostro invito cadere nel vuoto, ma soprattutto che nessuno vada al Creatore a causa di questa prolungata indifferenza.