È giusto o no applicare un prezzo per ogni minimo servizio richiesto? È la domanda che tanti si pongono questa estate, dopo le varie vicende che sono balzate agli onori della cronaca, come i due euro per un piattino, o per dividere un toast, o l’euro chiesto a Lecce per dividere una crepe. Il caso ha suscitato diverse polemiche, spingendo molti a segnalare qualsiasi cosa. Come fatto da una coppia di turisti romani in vacanza a Vieste che si sono visti chiedere 3 euro per riscaldare il latte nel biberon.
A raccontarlo è stata l’associazione Giustitalia che tra le tante cose si occupa anche della tutela dei consumatori. Stando a quanto raccontato, la mamma del piccolo ha chiesto a un chioschetto di riscaldare il biberon a bagnomaria. Il titolare le ha chiesto 3 euro per il servizio, senza però rilasciare lo scontrino.
“Imporre un “prezzo” di ben 3 euro per scaldare a “bagnomaria” un biberon di latte di un bambino rappresenta una intollerabile speculazione economica ai danni dei consumatori – sottolinea l’associazione -. Ma la cosa ancora più grave è che non viene rilasciato alcuno scontrino fiscale”. Per questo motivo è stato deciso di segnalare quanto accaduto al Garante per la sorveglianza sui prezzi e al Comune di San Teodoro.