“Da oggi Michelina rinasce, lasciamoci il passato alle spalle e facciamo tutti il possibile per farla sentire accolta. Vi invito tutti a casa per condividere un pranzo con lei, rendiamola parte di una comunità”. L’invito è dell’amministratore di sostegno di Michelina, la donna di 60 anni che viveva in condizioni disumane ad Adelfia, dividendo la sua abitazione con migliaia di blatte e altri insetti.
Dal momento in cui si sono accesi i riflettori molte cose sono cambiate. Resta lo scarica barile sulle responsabilità di una vita lasciata ai margini per decenni, ma il cambiamento è evidente. La casa è un lontano ricordo rispetto a quella visitata una ventina di giorni fa. Michelina viveva con le finestre chiuse, sepolta in quell’inferno iniziato oltre 40 anni fa. Un crescendo di disperazione e solitudine che nessuno ha saputo contrastare per restituire dignità a Michelina.
La piantina all’ingresso, le finestre aperte con un vaso sul davanzale, nuovi il bagno, la cucina e la camera da letto. Nel grande armadio un guardaroba decente e un profumo piacevole, niente a che vedere con quello di morte respirato il giorno in cui siamo riusciti a parlare con Michelina. Un cambiamento radicale, che si spera non sia solo nella forma, ma anche nella sostanza.
“Una persona sarà con Michelina quattro o cinque ore al giorno – spiega l’amministratore di sostegno – per il resto ciascuno di noi deve fare la sua parte, preoccuparsi delle sue condizioni, venire a trovarla, condividere qualche momento insieme”. Il difficile arriva adesso, ma se Michelina è davvero rinata lo si saprà nelle prossime settimane, in funzione dell’aiuto che le istituzioni e i vicini sapranno darle per evirare per ripiombare nel baratro. Intanto non possiamo nascondere la gioia di vedere un cambiamento così radicale, nell’attesa di poter sentire direttamente da Michelina come sta ora.