Emergono nuovi dettagli sull’inchiesta che vede coinvolta Francesca Ferri, l’ex consigliera comunale di Bari arrestata assieme al compagno Filippo Dentamaro per i presunti voti di scambio durante le elezioni comunali a Bari del 2019 e per infiltrazione mafiosa in quelle di Valenzano. La donna, dopo aver lasciato il carcere di Lecce dove era detenuta dal 26 ottobre, si trova ai domiciliari nella sua abitazione del Barese. L’udienza preliminare inizierà il 12 maggio, sono oltre 40 gli imputati a vario titolo, tra cui proprio la Ferri e Dentamaro. I due sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e lo scambio elettorale politico-mafioso. Accuse quest’ultime riferite solo alle elezioni di Valenzano, con il coinvolgimento del boss locale Salvatore Buscemi, affiliato al clan Parisi di Japigia. Per la presunta compravendita di voti per le Comunali di Bari, invece, è coinvolto, oltre a Ferri e Dentamaro, anche l’ex consigliere regionale ed attuale presidente del Foggia Calcio Nicola Canonico.
Nell’informativa che i pm hanno inviato all’ufficio gip-gup ci sarebbe anche una conversazione del 20 settembre 2020, trovata dai poliziotti della Digos, tra il compagno dell’ex consigliera comunale di Bari e un capo ultrà del tifo organizzato barese. Quest’ultimo non è indagato, ma sarebbe uno dei procacciatori di voti del sistema di compravendita creato dalla coppia in questo caso per le elezioni Regionali del 2020, dove la Ferri era candidata in una delle liste a sostegno di Raffaele Fitto. Dalle indagini sul voto di scambio relativo alle comunali di Bari del 2019, dove la Ferri era candidata con Puglia Popolare a sostegno di Pasquale Di Rella, è emerso infatti che la coppia ha creato anche su un sistema di compravendita di voti per le elezioni regionali del 2020.
“Sezione 210 di Carbonara, Ferri 16 voti. Sezione 180, Ferri 31 voti. Gli ho detto ai ragazzi di venire domani, ma se ci sono difficoltà dimmelo che me la vedo io”, i primi passaggi della conversazione riportati da Repubblica. Il capo ultras, mentre le urna erano ancora aperte, riportava il conto dei voti portati alla Ferri a Dentamaro tramite messaggi. “Ci vediamo prima dello spoglio per favore? Quelli come finiscono mi verranno a rompere le scatole”, chiede subito il leader del tifo biancorosso. “Non ti preoccupare, ci vediamo dopo. Mò fammi finire di prendere questi altri voti”, la risposta di Dentamaro. “Filippo, ieri mi hai fatto fare una figuraccia”, incalza il giorno dopo il capo ultrà dopo la mancanza di notizie, mentre il compagno della Ferri prende tempo: “Statti tranquillo, che la chiudiamo tutti. Che fa che aspettano due-tre giorni”. “Gli ho detto di venire alle 7, mo’ che devo fare… Lo sai che non mi piace pregare, ma dobbiamo vederci che quei ragazzi sono andati sbattendo avanti e indietro”, la risposta del primo ritenuto dai pm “in grado di dirottare una parte del consenso elettorale della tifoseria organizzata”.
Non finisce qui. Tra gli atti depositati ci sono anche alcune foto “scattate all’interno di una cabina elettorale, ritraenti le immagini di due schede elettorali con le relative preferenze espresse da votanti allo stato ignoti” e inviate su Whatsapp a Dentamaro. Alcune chat farebbero poi chiaro riferimento “alla corresponsione di somme di denaro precedentemente pattuite da parte di Filippo Dentamaro in favore dei portatori di voto”.