La Regione Puglia e il Comune di Bari chiederanno di costituirsi parti civili nel processo legato alla maxi inchiesta “Codice interno” che ha portato all’arresto di oltre 130 persone lo scorso febbraio e che ha svelato l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico, politico e sociale della città di Bari.
I 124 indagati saranno processati a luglio. Tra loro l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, la moglie Maria Carmen Lorusso (ex consigliera comunale di Bari), il padre di lei, Vito Lorusso, ex primario dell’Oncologico di Bari, ma anche gli esponenti dei clan Parisi-Palermiti (Savino Parisi, Eugenio Palermiti, Tommy Parisi, Giovanni Palermiti, Tommaso Lovreglio) Montani e Strisciuglio.
Disposto per tutti il giudizio immediato. Gli imputati, nel corso degli interrogatori, non hanno cambiato il quadro accusatorio e ora toccherà ai loro avvocati cercare di capovolgere la situazione. Il processo si preannuncia complicato visto il numero degli indagati. Il reato di voto di scambio politico-mafioso è contestato a 19 persone, in totale sono 38 i capi di imputazione invece per l’associazione mafiosa Parisi-Palermiti. Giacomo Olivieri e altre 107 persone hanno chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato condizionato. L’obiettivo è lo sconto di pena.
Regione e Comune chiederanno il risarcimento dei danni. “Le imputazioni risultano di elevato allarme sociale, in considerazione delle iniziative delittuose tese ad acquisire la gestione e il controllo di attività economiche, di condotte poste in essere per procurare voti in occasione di consultazioni elettorali attraverso soggetti appartenenti o contigui all’associazione mafiosa”, si legge nell’atto di costituzione della Regione.
Per il Comune tutto ovviamente è riconducibile all’insediamento della commissione d’accesso. “L’attività criminosa di mercimonio di voti per le elezioni amministrative e la corruzione elettorale paiono decisamente ledere i diritti all’immagine del Comune di Bari, oltre a suscitare allarme e sdegno, rappresentando la negazione dei valori solennemente riconosciuti e tutelati dello Statuto della Città di Bari. Poiché la civica amministrazione intende affermare la propria volontà di perseguire ogni attività criminosa idonea a colpire gli interessi dell’intera collettività e di impedire quindi il sorgere e il radicarsi di attività delittuose che determinano grave nocumento, sia sotto il profilo dell’immagine che del suo sviluppo turistico e delle attività produttive, appare necessario che il Comune di Bari si costituisca parte civile”, si legge nelle carte.