È fissato ad oggi l’interrogatorio di Giacomo Olivieri. Alle 14.30 l’ex consigliere regionale finito in carcere comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. La prossima settimana invece toccherà alla moglie Maria Carmen Lorusso, la consigliere comunale in carica che si trova ai domiciliari, e al suocero Vito Lorusso, l’ex primario dell’Oncologico arrestato già la scorsa estate con l’accusa di concussione.
Intanto emergono altri retroscena sul sistema Olivieri che aveva curato anche la produzione di normografi per aiutare a far votare le persone analfabete recuperate nella catena innescata per far eleggere sua moglie alle Comunali del 2019. Chi non sapeva scrivere, per votare poteva usare un normografo, lo strumento che aiuta a tracciare le lettere. Il retroscena emerge nelle carte. “Risulta essere di particolare importanza in considerazione del numero di persone analfabete. Tant’è che lo stesso Mirko Massari palesava che il nonno gli aveva confidato di non essere in grado di scrivere i nomi ‘Lorusso e Nacci'”, si legge. “Noi in genere ne facciamo solo cinquanta (i normografi, ndr) perché li davamo solo ai capi che costano quelle c…di cose. Cinquanta centesimi l’uno. Metti la scheda in mano e dice ‘vai dentro’ escono e se la riprende. Saranno determinanti i capi, ognuno con dieci normografi in mano. Vai…normografo…vota…torna e mi dai il normografo”, la risposta di Olivieri.
Nulla era lasciato al caso. Il giudice evidenzia anche le “particolari cautele di Olivieri nelle comunicazioni intimando ai suoi interlocutori di utilizzare la piattaforma whatsapp anche per le telefonate e di interrompere il back up del cellulare per poi annunciare, infine, che al termine delle votazioni si sarebbero dovuti liberare dei loro telefonini per evitare che la Digos potesse, eventualmente, ricostruire le loro condotte”, si legge sempre nelle carte.