Davanti al Riesame nella giornata di ieri sono state discusse le prime 9 istanze presentate da altrettanti arrestati coinvolti nella maxi inchiesta “Codice Interno” della Dda di Bari a distanza di 15 giorni dal blitz. Tra loro Michele Nacci, candidato al fianco di Maria Carmen Lorusso alle Comunali del 2019, Bruna Montani, parente del capo clan del San Paolo Andrea Montani, il nipote Mirko Massari e Gaetano Strisciuglio, nipote del boss del Libertà.
I loro legali hanno insistito sull’inesistenza di un collegamento tra la campagna elettorale ideata da Giacomo Olivieri per fare eleggere sua moglie e la mafia, nonostante i legami di parentela. Il difensore di Nacci ha ricordato come, dopo la sospensione e le dimissioni di Lorusso, sarebbe dovuto entrare lui in Consiglio comunale essendo il primo dei non eletti, ma avendo deciso di non proseguire la propria carriera politica non c’è il pericolo di “reiterare condotte analoghe”. Così è stata chiesta la sostituzione della misura cautelare del carcere con quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Davanti al Riesame anche la vicenda dell’asta giudiziaria di un capannone a Matera, secondo l’Antimafia pilotata dal clan Parisi. Sono indagati Tommaso Lovreglio (figlio del boss di Japigia Battista), il pluripregiudicato di Altamura Giovanni Sforza, il sodale Giuseppangelo Barracchia (in carcere) gli imprenditori Giuseppe Petronella, Massimo Patella, Giuseppe Sette (che si sono aggiudicati l’asta), Roberto Paolicelli, Alberto Bellizzi e Francesco Frezza e l’avvocato Giandomenico Tafuni (tutti agli arresti domiciliari).
Fissato in giornata invece l’interrogatorio di Nereo Zanghi, 45enne pregiudicato barese detto “Il Brasiliano”, che si è costituito alla polizia sabato. È l’ultimo dei 135 arrestati, si trovava a Dubai. Zanghi, secondo quanto ricostruito dalle indagini, è affiliato al clan Palermiti con il grado mafioso di “quarta”.