“Ormai da quando la politica ha regalato le carceri ai delinquenti che sono liberi di fare quello che vogliono, il mestiere del poliziotto penitenziario vuol dire entrare nel carcere, e non sapere più se si esce e come si esce, pur sapendo che non si potrà garantire la legalità per colpe assai precise di chi ha voluto smantellare in maniera sotterranea il corpo di polizia penitenziaria lasciandolo indifeso, senza uomini e mezzi. Diritti come orari di lavoro certi, riposi, ferie, sicurezza sul luogo di lavoro non fanno più parte per una categoria di lavoratori che vive tra l’incudine delle botte e delle minacce dei detenuti, ed il martello della magistratura pronta ad accusare di tortura se si tenta una difesa. E questa è una grande sconfitta dello Stato che dietro i paroloni come la rieducazione, il reinserimento nasconde un fallimento senza precedenti che, non si era registrato nemmeno nei tempi bui del terrorismo e dello stragismo mafioso”. Inizia così il comunicato stampa del Sappe, il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria.
“Tutto ciò non fa parte di un vittimismo di una categoria di lavoratori molto professionali e coraggiosi, costretti a lavorare come 200 anni fa con le chiavi che aprono e chiudono i cancelli, mentre la delinquenza utilizza qualsiasi tecnologia moderna qu per impartire ordini dal carcere o far entrare materiale proibito come la droga, telefonini e materiale proibito attraverso i droni, ma della pura realtà – si legge nella nota -. Nel carcere di Taranto che ha superato 800 detenuti, allo stato sarebbe anche difficile reperire letti, materassi, suppellettili, poiché in alcune sezioni, stanze attrezzate per ospitare 2 detenuti adesso ne mettono addirittura 4, alla faccia della sentenza della corte di giustizia europea che ha condannato lo Stato Italiano per violazione dello spazio vitale minimo, per ogni detenuto. Stesso discorso lo si dovrebbe fare per Foggia, Trani(dove hanno truccato i dati sulla capienza), Bari,Lecce, Brindisi compresi quelli minori. Eppure l’Italia per questa violazione, di cui sono si conoscono i responsabili poiché ammassano i detenuti in poche regioni tra cui la Puglia (la più affollata) mentre ci sono penitenziari con posti liberi, paga ogni anno circa 24 milioni di euro (il sole 24 ore) ai detenuti di denaro dei contribuenti che dovrebbe servire per migliorare i servizi ai cittadini, non per devolverli in beneficenza ai delinquenti; e di fronte a questo scandalo, nessuno ne risponde”:
“Come pure delle decine e decine di aggressioni subite dai poliziotti pugliesi negli ultimi mesi, tra cui 8 agenti di cui sei uomini e due donne solo nell’ultimo week end a Taranto sembra non interessare nessuno. La prima aggressione è avvenuta subito dopo il salvataggio di una detenuta italiana con problemi psichiatrici da un tentativo di suicidio mediante una corda rudimentale attaccata alle grate della finestra, la quale come ringraziamento, si scagliava contro le due poliziotte colpendole ripetutamente tanto da costringerle a ricorrere al pronto soccorso – racconta il Sappe -. L’altro episodio ha riguardato un detenuto molto famoso per la sua fama di aggressore seriale in vari penitenziari della nazione ove indisturbato, grazie all’assenza dell’amministrazione, butta giù come birilli i poliziotti che non possono difendersi altrimenti scatta il reato di tortura, (ultima l’aggressione al Direttore ed al comandante del carcere di Foggia qualche giorno fa), ha aggredito senza alcun motivo, 6 agenti con calci in pancia, testate in faccia, pugni ed altro. Il risultato è stato che i poliziotti sono stati medicati presso il pronto soccorso del locale nosocomio, con i più gravi che hanno riportato fino a 30 giorni di prognosi, mentre un altro è rimasto ricoverato in osservazione. A Foggia invece lo stress, l’orario di lavoro interminabile 8/22 da solo in ambienti torridi per l’ondata di calore in corso, ha generato un infarto ad un poliziotto che è stato portato di urgenza presso l’ospedale ove è rimasto ricoverato per accertamenti. Sembra che se la sia cavata per un pelo”.
“Questo è stato solo quello che è successo tra sabato e domenica tra Taranto e Foggia mentre nella settimana appena trascorsa ci sono stati sventati tentati suicidi dei detenuti, forse determinati anche per la forte calura(le carceri diventano un forno per detenuti e poliziotti), senza dimenticare i gravi eventi critici quali minacce ed aggressioni verbali a poliziotti e tra detenuti, autolesionismi, proteste varie, in quasi tutte le carceri pugliesi a partire da Lecce, Trani, Bari, Brindisi ecc.ecc. Per non parlare dei garanti dei detenuti (nazionali, regionali, provinciali, cittadini ec.ecc.) per cui si pagano tantissimi soldi pubblici; ma perché queste persone oltreché fare da megafono ai detenuti per denunciare solo presunti abusi, non si riuniscono tutti insieme ed iniziano a protestare seriamente per una situazione che si è così degenerata, tanto da mettere sotto i piedi qualsiasi diritto umano, invece di preparare la solita relazione annuale che verrà letta e poi usata per accendere il fuoco? Anche i concorsi di arruolamento che una volta andavano a ruba tra i ragazzi, stanno diventando molto meno affollati, ma crediamo che tra non molto tempo andranno deserti – conclude il sindacato -. Anche perché per 1300/1400 euro al mese, non conviene fare un lavoro in cui rischi seriamente la vita ogni giorno, senza diritti, senza sicurezza, e con carichi di stress inimmaginabili nemmeno per il signor Landini oppure i Capi della CISL , UIL, che si preoccupano tanto della sicurezza sul lavoro oppure dei diritti, ma che pur avendo una rappresentanza nella polizia penitenziaria, non si sono mai preoccupati seriamente di verificarne le condizioni. Nei giorni scorsi il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, ha scritto nuovamente ai vertici del DAP informandolo sulla grave situazione in cui versano le carceri pugliesi; qualora non si avranno risposte concrete, ci rivolgeremo nuovamente alla magistratura consegnando degli esposti, così come fatto nel settembre dello scarso anno, con la speranza che questa volta i magistrati trovino anche un po’ di tempo per guardare cosa è accaduto ed accade nelle carceri pugliesi”.